DA FATTORI A PREVIATI
Una collezione ritrovata
Galleria d'Arte Moderna
dal 6 marzo al 6 giugno 2010
Il destino più comune, per le collezioni d'arte private, è di rientrare nel mercato, attraverso frazionamenti o vendite all'asta. Più raramente accade che passino ad arricchire il patrimonio pubblico. Quasi unica è invece la circostanza che rimangano chiuse nel caveau di una banca per un periodo lungo a tal punto da farne smarrire ogni traccia.
Eppure è quel che appunto è accaduto, per svariati decenni, alla raccolta di un banchiere e imprenditore, discendente di un'antica famiglia ticinese, Riccardo Molo (1883-1934), pur ricca di opere significative dell'Ottocento italiano, e riportata in luce da una mostra curata da Sergio Rebora e Paolo Plebani, che dopo l'esordio lo scorso anno alla Pinacoteca Zust di Rancate, viene ora ospitata, sino al prossimo 6 giugno, presso la Galleria d'Arte Moderna di Nervi.
All'origine della "sparizione" della raccolta, la morte precoce del collezionista - la cui vicenda personale si lega a Genova, per via di un protratto soggiorno di lavoro, fra il 1908 ed il 1912 - e la successiva cessione della Villa di famiglia a Balerna, nei dintorni di Chiasso, dov'era ospitata.
La riscoperta ci consegna, nella sua sostanziale integrità, una raccolta che, sebbene costruita nell'arco di solo un paio d'anni, fra il 1924 ed il 1926, bene documenta l'orientamento culturale di gran parte del collezionismo dell'epoca, incentrato, sulla scorta dei canoni storiografici elaborati da Ugo Ojetti ed Enrico Somaré, sulle scuole regionali.
Fra le acquisizioni di Molo troviamo anzitutto, per ovvie ragioni di prossimità geografica, opere di pittori lombardi (Piccio, Mosè Bianchi, Previati, Segantini), ma vi sono rappresentati autori veneti (Cabianca, Fragiacomo, Marius Pictor), toscani (Fattori, Conti), piemontesi (Delleani), emiliani (Pasini) e napoletani (Dalbono).
Se talune opere (la piccola veduta de "Il lago di Lecco" di Segantini, ad esempio) hanno - nonostante la statura degli autori - veste minore, altre si impongono per l'elevata qualità. E' il caso, in particolare, del dipinto di Giovanni Fattori "La diligenza a Sesto" (1872/73), che - come annota Monica Vinardi in catalogo - rende manifesta ai nostri occhi "una tessitura di emozioni e di esercitazioni formali che si ravvivano del confronto sul vero".
E' il caso, ancora, de "La declamatrice" (1867) di Vincenzo Cabianca, dove un calcolato gioco di luci riscatta la fissità delle figure, immettendole in un'atmosfera che travalica la natura aneddotica della scena rappresentata.
Ma il cuore della collezione e della rassegna si può ragionevolmente identificare nel nucleo di opere di Gaetano Previati: il bell'autoritratto a matita cui fa riscontro l'analogo dipinto degli Uffizi; la fanciullesca scena della "Vendemmia" (1903-06); la dolente figura del "Cristo in croce" (1899) ed infine il fluttuante bozzetto della "Maternità", affiancato dalla grande redazione definitiva, presentata alla Triennale del 1891, ed ora di proprietà della Banca Popolare di Novara.
Un approdo assolutamente contemporaneo, che dà testimonianza insieme dell'intuito di Riccardo Molo e dell'importanza della sua raccolta così felicemente riscoperta.
[Sandro Ricaldone, 6/3/2010]