NANNI BALESTRINI
rimbalzanoinfinitiistantisparpagliati
Unimedia Modern
dal 9 aprile al 30 maggio 2010
"Chirurgo del linguaggio": è con questa formula che Umberto Eco definisce l'attività poetica e visiva di Nanni Balestrini, uno dei protagonisti della Neo-Avanguardia italiana, venuta alla ribalta all'inizio degli anni '60, in un periodo di radicale rinnovamento della cultura italiana, sullo sfondo del boom economico.
Al 1961 risale infatti la pubblicazione ad opera dell'editrice Rusconi & Paolazzi, nella "Biblioteca del Verri", del volume "I Novissimi" nel quale erano raccolte composizioni di Pagliarani, Giuliani, Sanguineti, Porta e, appunto, del ventiseienne Balestrini. Qui l'autore esordiva con folgoranti montaggi in cui "contesti diversi, di epoche diverse, sono ritagliati, frantumati e mescolati fino a perdere il significato originario". "Ma dove stiamo andando col mal di testa la guerra e senza soldi? / oltre il tergicristallo ronzante? denotando una reale / e comune volontà di riscatto? che sciocchezze!", recitava allora con provocante ironia l'avvio del poemetto "Il sasso appeso".
Di questo procedimento di dissezione e sutura Balestrini doveva subito spingersi ad indagare il versante visivo. In quello stesso anno proponeva - ancora con Alfredo Giuliani, presso la Libreria Ferro di cavallo di Roma - una serie di collages creati con ritagli di giornale. Nel presentarli, Gillo Dorfles li ascriveva a "un'arte costruita coi frammenti autentici del nostro tempo, gli unici capaci di diventare anche resti del futuro": un'intuizione confermata a distanza di tempo dalla realizzazione di stele e colonne costellate di segni, monumenti innalzati dall'artista con le macerie della comunicazione contemporanea.
Nel suo connaturato sperimentalismo (che l'ha indotto, fra l'altro, a praticare fra i primi la "poesia al computer") Balestrini è approdato allo smembramento della parola e - da ultimo - a frantumare la lettera, inquadrandone i residui figurali in trame visive che tendono a disseminarsi sulla tela secondo una casualità sorprendentemente armonica.
Queste prove - unite ad altre anteriori in un concentrato percorso antologico - sono esposte sino al 30 maggio nello spazio della galleria UnimediaModern di Caterina Gualco, in una mostra il cui titolo, "rimbalzanoinfinitistanti-sparpagliati", descrive appropriatamente quella che Franco Purini ha chiamato "una meditata, poetica distruzione". Nei più nuovi fra i lavori in rassegna si constata come alla frammentazione dei segni lanciati nello spazio corrisponda una scissione nel tempo, concepito non più nell'ordinaria accezione di flusso irreversibile ma in termini di esplosione di unità fra loro indipendenti. Si produce così un'interferenza che, come l'autore stesso scrive nei versi del recentissimo "Caosmogonia", altro non è se non "un modo ellittico" per fare dell'immagine "qualcosa di continuamente fluttuante".
[Sandro Ricaldone, 1/7/2010]