CARLO MERELLO
L'autoritratto indiretto
Joyce & Co.
dal 22 gennaio al 6 marzo 2010
E' un tema, quello della ricerca dell'identità (o del suo smarrimento), che attraversa da un estremo all'altro la letteratura e l'arte del Novecento. Da Svevo a Pirandello, da Musil a Beckett, la crisi del soggetto costituisce il motivo ricorrente di opere che hanno messo a fuoco la condizione esistenziale contemporanea, così come si è manifestato, in pittura o in scultura, nei lavori di Munch e De Chirico, di Giacometti e Bacon.
Sul finire degli anni '70, Carlo Merello - fra i più noti artisti genovesi - ha preso ad indagare questa problematica, con un approccio originale. "In quel periodo - racconta - iniziai a guardare con curiosità le foto dei quotidiani in cui erano ritratte le persone che, di giorno in giorno, comparivano nelle pagine di cronaca nera". In quei volti "tagliati da ombre nette e quasi nere", l'artista coglieva l'assenza di ogni tratto personale. Prese allora a disegnarli, nell'intento di renderli "vivi"; a tentare di ricostruirne le individualità, proiettando in questa impresa il proposito di mettere a fuoco i contorni del proprio io, sino a farne dei veri "autoritratti indiretti".
A distanza di anni ed in un clima mutato, dove la ricerca dell'identità sembra aver perso i connotati del dramma esistenziale per assumere quelli della finzione e delle relazioni virtuali (da Second Life a Facebook), Merello ha raccolto in un volume ("L'autoRitratto indiretto. 1977-1982", De Ferrari editore, € 15) i lavori di quel momento, cui il tempo non ha sottratto l'intensità che aveva indotto Marco Ercolani e Lucetta Frisa, in un testo coevo, a citare l'affermazione di Klee: "i miei ritratti sono più veri degli uomini che rappresentano". Alle immagini l'autore ha accostato brevi racconti che danno voce ai volti, costruendo per rapidi cenni le biografie immaginarie del Voyeur, del Politico, del Tossico, del Terrorista, in una dimensione colloquiale che può ricordare, in qualche modo ed in un altro tempo, le vite dei personaggi evocati da Edgar Lee Masters nell'"Antologia di Spoon River".
Al volume, che viene presentato giovedì 21 gennaio al Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce con l'intervento di Germano Beringheli e Sandra Solimano, unitamente ai già citati Ercolani e Frisa, si accompagna dal 22 gennaio una mostra della opere in questione, con cui la Galleria Joyce & Co. inaugura gli spazi al 25 rosso di Via Giovanni Tomaso Invrea, che sostituiscono la sede storica di Vico del Fieno, confermando peraltro la linea portata avanti da sempre, incentrata sull'esplorazione del rapporto fra arte e fotografia.
[Sandro Ricaldone, 22/1/2010]