FLORENCE HENRI
Parcours dans la modernité. Peintures / Photographies 1918-1979
Hotel des Arts - Toulon
dal 30 ottobre 2010 al 9 gennaio 2011
Quando Alberto Ronchetti e Gianni Martini approdarono, nel 1973, alla residenza di Florence Henri a Bellival sur Oise, al termine di un'ostinata ri-cerca iniziata con l'acquisto su una bancarella di una vecchia rivista, non sospettavano probabilmen-te di dar inizio a un rapporto che avrebbe segnato tanto a lungo e così profondamente la loro attività. Divenuti, nove anni dopo, alla dipartita dell'artista, conservatori dei suoi Archivi, hanno onorato l'impegno di farne conoscere l'opera non solo con le personali allestite nelle loro gallerie a Genova e New York ma attraverso la collaborazione con numerose istituzioni museali nell'al-lestimento di importanti retrospettive.
Oggi un nuovo episodio si aggiunge a questa brillante sequenza, grazie all'Hotel des Arts di Tolone che sino al prossimo 9 gennaio ospita la rasse-gna "Florence Henri: parcours dans la modernité. Peintures / Photographies 1918-1979". La mostra ha il sapore della novità, giacché, a differenza delle rassegne precedenti, propone il raffronto fra la fotografia dell'artista, universalmente celebre, e la pittura, assai meno conosciuta, benché coltivata lungo tutto l'arco della sua carriera. Emerge così un'immagine completa di questa autrice, nomade e poliedrica (oltre che pittrice e fotografa è stata un'eccellente pianista, allieva di Ferruccio Busoni). E si scopre che proprio la ri-cerca pittorica, svolta in un percorso che dal realismo incantato dei primi paesaggi toscani (1918-22), passa attraverso la lezione di Leger per approdare nel 1927 ad un astrattismo rigoroso, è la chiave che le consente di irrompere nella fotografia - in cui le è maestro, al Bauhaus, László Moholy-Nagy - innestandovi strutture innovative ed esemplari. "Quando nel 1927 Florence Henri inizia a trattare la fotografia - afferma il curatore dell'esposizione, Gianni Martini - le sue immagini, d'impronta costruttivista, ne ribaltano il ruolo subordinato rispetto alla pittura, trasportando nel nuovo linguaggio i risultati a cui era arrivata con la sua esperienza di pittrice". Nascono così i "doppi ritratti" e le "composizioni nature morte" in cui gli specchi scompongono le inquadrature in piani divergenti e gli oggetti (due rocchetti, un piatto, dei frutti) perdono la propria identità riducendosi a nitidi volumi.
Nella seconda metà degli anni Trenta è invece la pratica fotografica a suggerire la ripresa della pittura. L'interesse dell'autrice, in particolare negli scatti panoramici eseguiti in Bretagna, si concentra sull'ambiente e la luce, schiudendo la via a piccoli paesaggi schizzati corsivamente che si sfalderanno più tardi in trame di puro colore. Una ripresa che è nel contempo nuovo slancio: "l'urgenza - dice ancora Martini - di indagare e trascrivere la visione non solo in bianco e nero ma nei valori espressivi che solo la pittura può offrire".
[Sandro Ricaldone, 16/12/2010]