MAURO GHIGLIONE
Autobiografica
Unimedia Modern
dal 5 maggio all'11 giugno 2011
"Millantata, abusata, falsa, bugiarda, simulata, contraffatta, illegale". Così con un pizzico di esagerazione (ma l'aggettivo corrispondente non è contemplato) Mauro Ghiglione descrive il suo tentativo di autobiografia. Che nasce non da un'affermazione ma da una perplessità. Da un "tuttavia". Perché, ci spiega, "ad una certa età c'è sempre un tuttavia tra i piedi. Da giovane le cose non stavano così, le cose erano sempre: o così o morte. Oggi, miei cari è sempre e così e morte e ... tuttavia".
Così l'autore si cimenta nel ricostruire il suo percorso esistenziale attraverso il filtro dell'immaginazione. Nella narrazione, dispersa fra le pagine del libro/catalogo pubblicato da De Ferrari, compaiono i familiari e i fantasmi ("una volta ho visto un paio di fantasmi, si comportavano come pantere, affioravano dalla notte e subito si ritiravano nel buio". Compaiono le ambizioni giovanili ("insaziabile morbo che cresceva senza mostrarsi") e la fortuna, che non si capisce mai in fondo cosa sia. Compare l'ambiente della città, immobile e pericoloso: "Genova è come una pistola, può servire a difenderti ma può partirne anche un colpo. È come un bastimento al largo che non riesce ad attraccare per via di tutte le sue contraddizioni".
Le parole dell'artista scivolano sulle pagine fra le immagini delle opere realizzate fra il 2002 ed il 2011, che - anch'esse - in altro modo raccontano. Senza parole, dicono come la percezione delle cose faccia scattare un meccanismo, un'inquietudine che vuol rendersi visibile. Riportano in vita - similmente al congegno inventato, nel romanzo di Adolfo Bioy Casares, dal Dottor Morel (al centro della mostra "Sta una fuga tra noi", del 2008) - i "lembi dispersi di un sogno di cui si è annebbiata la vicenda".
Sogni a loro volta inquieti: costellati di armi e di tuffi nell'ignoto; chiusi in stati d'assedio, popolati di teschi come le Vanità secentesche, ma distillati in ombre e trasparenze insondabili, composti in asimmetrie temerarie e assolute.
Nella mostra allestita all'Unimedia, che fa cornice al libro riprendendone il titolo, Caterina Gualco espone le opere più recenti di Ghiglione, nelle quali gli inserti oggettuali, da tempo utilizzati dall'artista, tendono a trapassare l'immagine (è il caso del fioretto di "Non ti ho toccato cara") o a produrne un'espansione spaziale, come accade con le aste applicate agli "Equilibristi".
E non è difficile cogliere in questi ultimi un rimando alla condizione stessa dell'artista, che già a metà Ottocento Théodore de Banville descriveva impegnato a "camminare sulla corda ignobile", insieme ad un'allusione all'instabilità e alle emergenze del nostro tempo, enunciata ancor più esplicitamente nella sequenza d'immagini e parole assemblata in "Liberté - Différence - Fraternité".
[Sandro Ricaldone, 7/6/2011]