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12 giugno - 31 dicembre 2011



mostre e artisti
a Genova
2010 - 2011



-  Flavio Costantini
    al Museo Luzzati


-  Cambiare il mondo
    con un vaso di fiori


-  Giuliano Galletta
    Il museo del caos


-  Florence Henri
    all'Hotel des Arts di Tolone


-  Mediterraneo
    da Courbet a Matisse


-  Rolando Mignani
    tra segno e simbolo


-  Jeune Création Européenne
    a Genova


-  Mario Rocca
    da Cristina Busi


-  Arte da Taiwan

-  La Biennale decentrata
    di Vittorio Sgarbi


-  Angelo Gualco
    Portrait of the artist
    as Mickey Mouse


-  Selim Abdullah
    Come andar per mare
    pieno di pesci


-  Quella foresta metaforica
    nell'arte di Colombara


-  Ghiglione autobiografico

-  Riccarda Montenero
    Libre Circulation


-  L'arte di Caviglia
    dagli anni '70


-  Anna Ramenghi
    Stanze di Eros


-  Maria Rebecca Ballestra
    cabiando prospettive


-  Pino Rando
    La nave dei giganti


-  Laura Mascardi
    Il mare di tutte le stagioni




 

LAURA MASCARDI: IL MARE DI TUTTE LE STAGIONI

MuMa Museo del Mare - Genova
dal 16 dicembre 2011 al 22 gennaio 2012


“Prima di mettersi all'opera, il pittore, come tutti i creatori, conosce il sogno della meditazione, il sogno che medita sulla natura delle cose”. A sollecitarlo, scrive Bachelard, “è sempre il carattere attivo di un elemento primigenio”. Ma, avverte, perché questo impulso dia frutto occorre, e si tratta di una condizione vitale, che l’artista sappia accogliere “le grandi scelte cosmiche che tanto profondamente segnano l’immagine umana”. Che alla radice del dinamismo che presiede al compimento dell’opera sia – come avviene per Laura Mascardi – l’acqua, nella sua dimensione marina, comporta secondo il filosofo francese la necessità non solo di addentrarsi empaticamente nella dialettica tra infinito e movimento ma di far agire nella materia pittorica e nel colore quelle stesse correnti di luce, di energia, di suono di cui si compone la realtà delle onde.
Si tratta quindi, per l’artista, anzitutto di misurarsi con l’ambivalenza dell’elemen-to, per sua natura sommamente instabile. “L’acqua ci porta, ci dondola, ci addormenta, ci lambisce” annota Patrizia Magli. Ma in altre situazioni “l’acqua ci sommerge, ci soffoca”. Da elemento cullante si trasforma in entità ostile. Non esclusivamente nelle tempeste, di cui Michelet invita a riconoscere i tratti individuali, “risultanze impreviste di mille circostanze oscure, impossibili da sceverare”, ma nella stessa inerzia: nella “desolazione ineffabile” descritta da Coleridge, dove non si registra “un alito, non un moto”.
Laura Mascardi presenta, nelle tele esposte al Museo del Mare, gli esiti nuovi di una ricerca coltivata per lungo tempo, offrendoci un’autentica fenomenologia del paesaggio marino, colto nella sua irriducibile mutevolezza. Seguendo il filo, flessibile ma tenace, “che dagli occhi porta al mare”, evocato nelle parole di “Franziska” in margine all’“Omaggio a De André” (1999) che apre cronologicamente la sequenza, l’autrice alterna immagini di fusione fra mare, cielo e riva in cui – come nell’opera citata o in “Sera d’inverno” (2011) – nuvole, sabbia e spuma si legano in una sorta di unità liquida e silenziosa. Se in queste prove l’indeterminatezza dei contorni produce l’effetto d’inglobare l’intero scenario naturale nella distesa marina, altrove (in “Frangente 1”, 2010) la scansione ritmata del treno d’onde sembra accennare a un susseguirsi di orizzonti in moto verso la sponda. Un’analoga temperie, che al fondersi degli elementi unisce una nota meditativa sul rapporto tra le energie della natura e la fragilità dell’operare umano, si avverte nei due dipinti, rispettivamente del 2010 e 2011, incentrati sul disfacimento d’un castello di sabbia.
A queste immagini governate da accordi tonali rattenuti, attraversate da una luminosità lattescente, se ne affiancano altre, contraddistinte da intensità cromatiche maggiormente accentuate fra cui spiccano “Un’onda improvvisa” (2005), dove il protendersi della cresta oscura la superficie sottostante avvolgendola in un grigiazzurro profondo, e “Buie correnti” (2010) che raccoglie appieno l’emotività propria del regime notturno della rappresentazione.
Autentiche figure della forza, portatrici di slanci impetuosi, animano le tele del 2010 e 2011 sul tema del frangente, mentre il tema dei fondali viene indagato attraverso un gioco di riflessi, di chiarità e di addensamenti.
L’adesione al soggetto non si esaurisce nell’evocazione appassionata dei molti aspetti, delle molte voci del mare. La tecnica stessa (l’acquarello) e, meno genericamente, le modalità di esecuzione, le stesure rapide a tratti larghi, appena sottolineate da qualche tratto di colore sovrapposto, la screziatura nebulizzata delle superfici, danno ragione del peculiare processo d’intima assimilazione attraverso cui l’artista è giunta a vivere il mare nella sua profondità e nella sua sostanza. Per scandagliarne le acque come, nella visione di Emily Dickinson, “se il mare si dovesse aprire / mostrando un altro mare - / e quello - un altro - e i tre / non fossero che annuncio - / di epoche di mari - / non raggiunti da rive –”.

[Sandro Ricaldone, 04/11/2011]