tr@ct 29

12 giugno - 31 dicembre 2011



mostre e artisti
a Genova
2010 - 2011



-  Flavio Costantini
    al Museo Luzzati


-  Cambiare il mondo
    con un vaso di fiori


-  Giuliano Galletta
    Il museo del caos


-  Florence Henri
    all'Hotel des Arts di Tolone


-  Mediterraneo
    da Courbet a Matisse


-  Rolando Mignani
    tra segno e simbolo


-  Jeune Création Européenne
    a Genova


-  Mario Rocca
    da Cristina Busi


-  Arte da Taiwan

-  La Biennale decentrata
    di Vittorio Sgarbi


-  Angelo Gualco
    Portrait of the artist
    as Mickey Mouse


-  Selim Abdullah
    Come andar per mare
    pieno di pesci


-  Quella foresta metaforica
    nell'arte di Colombara


-  Ghiglione autobiografico

-  Riccarda Montenero
    Libre Circulation


-  L'arte di Caviglia
    dagli anni '70


-  Anna Ramenghi
    Stanze di Eros


-  Maria Rebecca Ballestra
    cabiando prospettive


-  Pino Rando
    La nave dei giganti


-  Laura Mascardi
    Il mare di tutte le stagioni




 

CAMBIARE IL MONDO CON UN VASO DI FIORI
Biennale di ceramica nell'arte contemporanea IV Edizione

Fondazione Remotti - Camogli
dal 25 settembre 2010 al 9 gennaio 2011


È uno spazio del tutto inconsueto quello che la Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea, giunta alla sua quarta edizione occupa nel contesto, ormai diffuso su scala planetaria, di questo genere di manifestazioni. Perché non vuol essere una rassegna volta a documentare la condizione attuale di uno specifico settore dell'arte ma si propone come laboratorio di progettazione: una sorta di atelier diramato nel quale l'antica manualità dei tornianti e la tecnologia digitale, la creatività degli artisti e la spinta innovativa dei designers cooperano nell'intento di superare il divario che separa la produzione ceramica artigianale, appiattita sulla riproduzione meccanica dei modelli storici, dalle tendenze più vitali della contemporaneità. Una sfida complessa ma al tempo stesso ineludibile, che trova una paradossa-le sintesi nel titolo dell'odierna edizione, "Cam-biare il mondo con un vaso di fiori".
Nel perseguire questa nuova aggregazione fra gli apporti immateriali dell'ideazione e la fisicità dell'oggetto plasmato, la Biennale diretta da Roberto Costantino ha sostituito al consueto radicamento stanziale lo schema itinerante di una tournée intesa ad irradiare in ambito europeo un processo che mantiene nel contesto ligure, e in particolare in Albissola, il suo riferimento originario.
Dopo l'esordio presso l'Istituto Italiano di Cultura di Madrid ed in attesa della chiusura al MUDAC di Losanna la rassegna fa tappa alla Fondazione Remotti di Camogli, a sua volta impegnata a sviluppare, in ottica internazionale, un programma in larga parte imperniato sulle eccellenze del territorio.
A realizzare i prototipi esposti, interpretando in termini innovativi il tema del vaso, sono stati chiamati ventiquattro autori, in un panorama che si estende dalle celebrità mondiali (come Michelangelo Pistoletto e Alessandro Mendini) a un'ampia platea di artisti e designers provenienti da molteplici paesi, dalla Finlandia al Brasile.
Fra questi, taluni riprendono, sovvertendole, le forme canonizzate della tradizione ceramica, come Alberto Garutti che propone una giara, un'idria e una tulipaniera trattate con un materiale fosforescente che nel buio si mutano in presenze spettrali od i Vedovamazzei che trafiggono una potiche diagonalmente, con una rosa. Nella stessa linea Andrea Branzi concepisce vasi di foggia greca mimandone il restauro con il mastice e decorandoli provocatoriamente con ritagli picassiani. Mentre alcuni si dedicano alla decostruzione del manufatto sezionandolo verticalmente (Linde Burkhardt, "Tre per uno"), od azzerandone il volume nella forma piana d'una corolla desunta da una serigrafia di Warhol (Corrado Levi, "Flower"), altri seguono un'ispirazione fantastica: Mendini, che de-riva il suo "Tre sfere" dalle bolle di sapone e Pekka Harni che dà al proprio "Planet 8" la par-venza di una stazione spaziale. E così ancora Simone Berti, impegnato a trasporre, in "Pipe Dream", il contenitore in un reperto di archeologia industriale.
Non manca chi coltiva aspetti più propriamente ludici, come Martì Guixé, ideatore di un "Surfvase" costellato di manici e di corde intrecciate cui s'appiglia un'esile scia di foglie o Hugo Meert, il cui prototipo ("Terrarist") si presenta smantellato ad opera di minuscoli devastatori.
Una riflessione sul rapporto fra vaso e spazio esterno viene condotta da Florence Doléac, che nella serie "Lolo" ne fa un disco da applicare alla parete, e da Adrien Rovero che incorpora in "Borderline" un morsetto da officina per consentirne la collocazione in punti inusuali. La dimensione interna del contenitore è invece indagata da Donata Paruccini in "Pluvio", trasformato grazie alle doppie pareti in un suggestivo stagno; così come da Paolo Ulian in "Vaso Rosae", un foglio di terracotta arrotolato su se stesso nella forma di una corolla dischiusa.
Fernando e Humberto Campana reinterpretano, analogamente a Denis Santachiara, elementi poveri: il coppo, i primi, da cui traggono il sorprendente "Vaso tegola"; il tradizionale vaso in terracotta, il secondo, capovolgendolo e celandovi all'interno un ulteriore recipiente.
Una componente sociale è sottesa a "Eppur si muove" di Luca Vitone, marcato dalla ruota, emblema del popolo Rom, mentre una corrente utopica attraversa la grande installazione di Pistoletto, che con sessanta vasi-specchio disegna il simbolo del del Terzo Paradiso, da costruire dopo l'Eden e il Paradiso artificiale della modernità: nuovo segno d'infinito che sin dall'apertura campeggia programmaticamente sulla facciata della Fondazione Remotti.

[Sandro Ricaldone, 24/9/2010]