IN ASTRATTO
dalla Liguria a Londra
Quando, poco più di due anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, durante la loro luna di miele in Svizzera, Salomé ed Eric Estorick s’imbatterono in “Pittura e scultura futuriste”, non immaginavano probabilmente che quel libro, pubblicato da Boccioni nel 1914, avrebbe cambiato profondamente la loro vita. Da quell’incontro doveva nascere infatti una passione che li avrebbe portati a raccogliere i capolavori conferiti nella fondazione londinese che la loro prende il nome, specificamente dedicata all’arte italiana del Novecento.
Nel 2002 le opere più significative della collezione Estorick sono state presentate nelle sale di Palazzo Ducale. Oggi sono le raccolte liguri d’arte contemporanea a seguire l’itinerario inverso, ospitate dal 27 giugno al 23 settembre nella sede della fondazione in una mostra, significativamente intitolata “In astratto”, curata da Matteo Fochessati per il neonato CRAC, Centro Regionale per l’Arte Contemporanea.
La rassegna, presentata ieri a Palazzo Ducale, s’incentra sugli sviluppi della pittura italiana fra gli anni ’30 e ’80 del XX secolo, in un insieme che ne abbraccia talune fra le principali declinazioni di linguaggio. Dal Museo di Villa Croce provengono le opere degli astrattisti raccolti attorno alla Galleria del Milione, appartenute a Maria Cernuschi Ghiringhelli: due splendidi Licini, “Ritmo” (1932) e “Scherzo” (1933), gioco di arrischiate trame lineari sospese nel fondo rosso cupo della tela, accompagnati da lavori di Reggiani, Radice, Soldati, mentre a rappresentare la stagione informale del secondo dopoguerra sono soprattutto le opere del Camec della Spezia con tele di Renato Birolli (“Mare ligure”, 1955, un mosaico di tonalità azzurre), di Giulio Turcato e di Emilio Vedova. Il fondamentale apporto dello Spazialismo è testimoniato dai lavori di Lucio Fontana (fra cui un “buco” su fondo oro del 1966), di Capogrossi e Scanavino appartenenti alla Fondazione Milena Milani in memoria di Carlo Cardazzo di Savona.
L’azzeramento operato da Piero Manzoni con il suo “Achrome” (1958) e il piccolo “Spazio elastico” (1976) di Gianni Colombo segnano i varchi verso l’arte concettuale e l’uso delle tecnologie, mentre le rarefatte campiture di Calderara preludono alla Pittura Analitica che si afferma negli anni ’70. Un panorama ricco e complesso, nel quale s’inserisce con originalità il contributo degli artisti liguri, da Oberto a Mesciulam, da Fasce a Sirotti, da Zappettini a Menegon.
Sandro Ricaldone