tr@ct 31

novembre 2012 - novembre 2013



Mostre e Recensioni



-  Beppe Dellepiane:
    Ombra e sogno
    sono il peso della luce


-  Gianni Brunetti:
    Figure - Sequenze


-  Giuliano Galletta
    Non voglio essere
    me stesso


-  Marina Carboni:
    Paesaggi di Liguria


-  Lorenzo Penco:
    Un catalogo di cose perdute
    per un mondo possibile


-  Il Deposito 1963-2013
    L'avanguardia in riva al mare


-   Il lavoro dell'artista:
    Un percorso genovese


-   Michele Allegretti:
    Nebula


-   La visione fluttuante #2

-   Espoarte: intervista su
    La visione fluttuante #2


-  Gruppo 63
    Tessere per un mosaico


-  Rileggere il Marcatré

-  Piero Simondo:
    i monotipi 1954-1958



Ricordi



-  Gian Lupo Osti

-  Omaggio ad Aurelio Caminati

-  Franco Sborgi



 

LA GALLERIA DEL DEPOSITO 1963-2013


UN'AVANGUARDIA IN RIVA AL MARE
(Galleria del Deposito - maggio 2013)



Un autunno tragico e fertile, quello del 1963, segnato da eventi luttuosi e nuove speranze. Nel mese di ottobre, pochi giorni dopo la nascita, a Palermo, del Gruppo 63, nel quale si sarebbero coagulate le riflessioni teoriche e le sperimentazioni letterarie della neoavanguardia italiana, da Eco a Sanguineti e Balestrini, l'Italia veniva sconvolta dal disastro del Vajont, che devastò la valle del Piave provocando quasi duemila vittime.
Il successivo 22 novembre il mondo intero era folgorato dalle immagini dell’assassinio di Kennedy a Dallas.
Per singolare coincidenza, proprio quel giorno, sotto l’egida di Eugenio Battisti, usciva a Genova il primo numero del Marcatré, la rivista culturale più significativa del decennio.
E il giorno successivo si apriva a pochi passi dal mare, in quello che era stato un angusto deposito di carbone, “Sedici quadri blu”, la mostra inaugurale della Galleria del Deposito.
Ad animarla era il Gruppo Cooperativo di Boccadasse, costituito appena un paio di mesi prima su iniziativa di Eugenio Carmi. Con l’artista genovese - all’epoca attivo anche come art director dell’Italsider – e la moglie, Kiki Vices Vinci, ne facevano parte gli amici pittori Flavio Costantini, Emanuele Luzzati e Achille Perilli, l’editore Bruno Alfieri, Kurt Blum, il fotografo svizzero cui si deve uno dei più bei libri su Genova, il giornalista Carlo Fedeli e Germano Facetti, autore delle storiche copertine della Penguin Books.
La mostra disegnava un panorama nel quale il passato recente (rappresentato da Chagall in ambito figurativo, dal rigore geometrico di Max Bill e dall’astrazione segnica di Capogrossi), attraverso figure cardine come Fontana, presente con uno dei primi “tagli”, e Vasarely, si proiettava verso le esperienze di azzeramento monocromatico (Castellani) e ottico-cinetiche (Alviani) allora in gestazione.
Giustamente, perciò, Gillo Dorfles, nell’introdurre la rassegna, indicava come l’intento del gruppo promotore fosse quello di compiere “un lavoro di aggiornamento nel campo delle arti visuali” presentando “soltanto opere valide come espressione del nostro tempo”.
A questo compito la Galleria del Deposito ha corrisposto allestendo in poco più di cinque anni, trentotto mostre, in una sequenza che dai disegni di soggetto siciliano di Corrado Cagli, passando per le latte litografate di Carmi e gli anarchici di Costantini, tocca i concretisti svizzeri (Bill, Lohse), le “ambiguità percettive” di Vasarely, per estendersi poi, grazie ai legami con lo stampatore Brano Horvat e la storica dell’arte Vera Horvat Pintaric, ad autori jugoslavi come Miroslav Sutej, Oton Gliha e Dusan Dzamonja. Fra gli italiani spiccano le presenze di Perilli, Arnaldo Pomodoro, Lucio Del Pezzo, Piero Dorazio. Un’eco particolare ebbe la venuta di Lucio Fontana che il 3 ottobre 1967, in sole cinque ore, realizzava in galleria l’“ambiente spaziale” a luce di Wood ora nella collezione del Musée d’Art Contemporain di Lione: “un happening lirico, quello che si è svolto sotto i nostri occhi – scriveva allora Germano Beringheli, nella sua recensione della mostra – una definizione elementare di spazio e la proiezione di uno spazio che ha le profondità infinite del tempo”.
Fra gli artisti della nuova generazione, accanto ai già affermati Castellani e Bonalumi hanno esposto al Deposito gli alfieri della tendenza ottico-percettiva e cinetica. Getulio Alviani, con le sue “linee luce” in alluminio smerigliato; Paolo Scheggi, proponendo le “intersuperfici” realizzate con la sovrapposizione di forme vuote non coincidenti; Marcello Morandini, introdotto da un Germano Celant allora esordiente come autore di “movimenti ideali altamente direzionati. Jesus Rafael Soto si presentò con un florilegio delle sue caratteristiche vibrazioni ottiche mentre Gianni Colombo diede conto delle sue “strutturazioni ritmiche” e “acentriche”.
L’austriaco Winfred Gaul, che attraversava la sua fase “segnaletica”, nel corso della mostra tenuta nel 1965 fu sedotto dall’ambiente al punto da trasferirvisi in seguito per diversi mesi e da intitolare a Boccadasse un intero ciclo di lavori.
Ma ciò che ha caratterizzato in modo particolare l’esperienza della Galleria del Deposito, rispetto all’attività di altre gallerie (ad esempio La genovese Polena di Rosa Leonardi e Edoardo Manzoni) è stata l’intensa produzione di grafiche e “multipli” (oggetti prodotti in serie limitata), con cui si voleva allargare la fruizione dell’opera d’arte al di là della cerchia del collezionismo d’élite. I multipli delle Edizioni del Deposito, “condensati delle caratteristiche stilistiche e tecniche di ogni singolo artista” (Dorfles), hanno fatto epoca per la spiccata qualità inventiva e l’intima adesione alle svolte artistiche del loro tempo.
Fra pochi giorni questi lavori, opera di gran parte degli artisti già menzionati, torneranno nella sede storica del Deposito, a Boccadasse, un una mostra allestita per celebrare il cinquantenario della fondazione della Galleria.
In concomitanza con l’inaugurazione, sabato 11 maggio, presso la sede della Polisportiva Vignocchi di Boccadasse, si terrà un incontro con alcuni dei protagonisti della vicenda: Dorfles, Carmi, Fedeli, Beringheli, Minetti e giovani studiosi dell’epoca come Gianluca Marinelli, mentre presso la Pro Loco sarà esposta una nutrita documentazione fotografica dell’attività del Deposito.

Sandro Ricaldone