LA MASCHERA E IL CORTEO
Angelo Gualco performer
(Italian Performance Art, a cura di Giovanni Fontana, Nicola Frangione e Roberto Rossini, SAGEP 2015)
Si può ipotizzare, con un certo grado di attendibilità, che la vena performativa di Angelo Gualco sia scaturita dai soggetti dei suoi lavori fotografici della fase matura, dai pupazzi disneyani ritratti accanto ad oggetti d’uso quotidiano, nei quali – e più specificamente nell’immagine di Mickey Mouse - ha individuato una sorta di alter ego da animare, oltre che una maschera sufficientemente incongrua da consentirgli di straniare e, insieme, di acuire il senso delle sue azioni di strada.
In
Ça ira (2010), ispirato alla Libertà che guida il popolo di Delacroix e alle Litanie di Satana di Baudelaire, recitate su una barricata avvolta dal fumo, la maschera è ancora affidata ad un interprete, ma subito dopo – nell’
Attacco al Museo – è l’autore a rivestirne il ruolo, sabotando, ancora sul refrain dei versi baudelariani e a cavallo di moto di grossa cilindrata, un dibattito al Museo di Villa Croce.
Agli emblemi (e ai rituali) dell’insurrezione e del boicottaggio Gualco affianca in prosieguo quelli del comizio volante (
Promenade Politique, 2011), scandendo i proclami di Carlo Pisacane da un’Ape rossa in corsa nei vicoli di Genova; dell’esplorazione psicogeografica svolta in un’atmosfera sospesa in
Casa occupata Vigne 4 (2012), e infine del corteo (
Noi esodati della terra, 2013), in cui i diversi elementi messi in campo nelle azioni precedenti si fondono in una dimensione corale che smantella la nozione invalsa di autonomia estetica rendendo i partecipanti protagonisti di un processo creativo strettamente legato all’ambiente e al contesto sociale in cui questo si realizza.
Sandro Ricaldone