"La globalizzazione è un bene
i governi imparino ad usarla"

George Soros al Forum economico di Salisburgo: "Non è possibile regolare i flussi di capitale"

GIANLUIGI MELEGA


SALISBURGO - Al World Economic Forum di Salisburgo (fratello minore estivo di Davos), dedicato quest'anno all'allargamento dell'Europa e ai problemi della globalizzazione, alcuni partecipanti sono come delle star del cinema, e la superstar tra loro è George Soros.
Nato nel 1930 in Ungheria, protagonista anni fa di una leggendaria speculazione finanziaria contro la sterlina che gli fruttò una strepitosa massa di denaro liquido e una clientela plurimiliardaria da tutto il mondo. A Salisburgo è uno dei due copresidenti della attuale sessione del Forum. Ecco le sue dichiarazioni.

«Ho accettato questo incarico perché l'allargamento della Comunità europea ai paesi dell'Est è il tema che in questo momento mi interessa di più. E qui si può vedere l'intreccio tra i problemi che solleva e il fenomeno della globalizzazione dell'economia».
«Io penso che la globalizzazione porti grandi benefici a un gran numero di uomini e donne: ma ha degli aspetti negativi di cui bisogna tener conto. Il principale tra questi è che la liberalizzazione dei mercati ha portato alla liberalizzazione nel movimento dei capitali».
«E i capitali vanno dove trovano condizioni migliori. Se si cerca di regolamentarli, creando dei controlli, delle limitazioni, delle tasse in più, in sostanza peggiorando le loro condizioni di impiego, i capitali lasciano il paese che li frena e se ne vanno altrove. Il risultato finale è che questo paese, per evitare le conseguenze politiche e sociali che un capitalismo libero può creare, fa a se stesso un danno economico e politico maggiore».

«In Germania l'ex ministro dell'Economia socialdemocratico, Oskar Lafontaine, voleva tentare la strada dei controlli sul movimento dei capitali, e ha dovuto abbandonare».

«I contestatori della globalizzazione, che sono comparsi anche qui a Salisburgo, pongono dei problemi che non è bene eludere. Io, naturalmente, non approvo i loro metodi quando sono violenti. Ma la televisione ama far vedere vetrine rotte, macchine incendiate, manganellate tra poliziotti e dimostranti come se fosse una guerra mondiale. La faccia di uno come me che parla in televisione è molto meno interessante. E tuttavia bisogna cercare di ragionare insieme».

«Il problema centrale, a mio parere, è che la liberalizzazione dei mercati e del movimento dei capitali produce soprattutto benefici privati e ai privati. Ma non si preoccupa, né può farlo di per sé, dei benefici collettivi.

Questi sono per esempio, il buon governo di un paese, una buona amministrazione, il mantenimento di uno stato di pace, interna e internazionale, una ricerca di equità nelle condizioni dei cittadini, eccetera. Naturalmente si possono negoziare anche i problemi commerciali specifici, dovuti agli scambi di prodotti e denaro tra paesi ricchi e paesi poveri, come si fa nella World Trade Organization. Ma il compito dei governi, secondo me, nell'affrontare i problemi della globalizzazione, è quello di utilizzare i vantaggi della globalizzazione economica e commerciale per produrre maggiori benefici pubblici».

Queste sono le cose che dice Soros nella congiuntura attuale. Quanto a lui, ha annunciato di avere deciso di abbandonare la sua carriera di finanziere e di investitore internazionale di Borse e valute, e di volersi dedicare, anche attraverso le fondazioni che portano il suo nome, ai problemi della democrazia nell'Europa dell'Est. Anche come politico sarà sempre un protagonista.