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LA MOSTRA DI ROCCO BORELLA A SANREMO
Nei locali del Museo Pinacoteca Civica di San Remo si è appena conclusa la
mostra relativa all'esperienza di Rocco Borella. L'iniziativa, supportata dal
Comune di San Remo e dalla Società Promotrice di Belle Arte, è stata supportata
anche da un apparato critico, in forma di catalogo, ove compaiono gli scritti di
Leo Lecci e Maria Teresa Verda Scajola.
Quest'ultima ha pure contribuito in modo fattivo alla buona riuscita
dell'iniziativa.
Sotto il profilo culturale nulla da eccepire, in teoria: San Remo ed il Ponente
ligure hanno bisogno di queste iniziative, che possano variegare l'offerta
espositiva e le possibilità di confronto per i molti giovani artisti locali.
La mostra ha consentito di ripercorrere in modo periferico la vicenda di più o meno
recenti esposizioni genovesi, permettendo quindi ulteriori riflessioni critiche.
Indubbiamente la sezione "forte" era costituita dall'opera astratta e "cromemica".
Minore riflesso, invece, per le fasi aurorali, ancorché assai interessanti,
nonché per le vicende del rapporto con l'opera di Klee. E minor peso pure
per i coinvolgenti risultati finali.
Indubbiamente la ricerca di soggetti entro queste tre componenti della
produzione borelliana palesava una certa difficoltà e forse l'elenco dei
prestatori non appariva nutritissimo.
Peraltro non vanno sottaciuti i limiti fisici della sede espositiva,
che non poteva non costringere a specifiche scelte, peraltro operate
con oculatezza.
Infatti San Remo, la città dello spettacolo, a parere di molti, non ha
un'adeguata sede pubblica per esposizioni che, anche in un recente passato,
hanno voluto essere evento culturale di forte portata.
La soluzione del Museo Civico appare singolarmente straniante. Ma non è un
Castello di Rivoli, dove fra gli stucchi barocchi talora una sola opera catalizza
l'osservazione degli spettatori e si fa ambiente. Le sale sanremesi sono concepite
quali ambiti di residenza privata e tali vanno considerate in prima battuta. Il
rapporto anodino con le opere di penetrante modernità ci può anche stare,
ma nel rispetto degli spazi, non nella necessità di presentazione adeguata delle
realizzazioni. Appare chiaro, ad esempio, che le opere più recenti di Borella
siano state sacrificate dalla presentazione nell'antica "galleria" di accesso
con punto di fuga sulla cappella settecentesca, pure a ridosso dello spazio di
accoglienza.
Peraltro le due bacheche con foto e materiale documentario appaiono "tranches de
vie" che hanno sicuramente una loro ragion d'essere.
Ancora qualche osservazione tecnica, infine. San Remo è una città con
gravi problemi di carattere museale. Per questa mostra, infatti, e per quelle
che l'hanno preceduta, si è dovuto smontare l'allestimento permanente della
pinacoteca. In questo modo, chi (mosso da chissà quale interesse specifico,
dato che in fondo non è molto pubblicizzata) viene a vederla quando hanno luogo
iniziative di carattere temporaneo, trova un'esposizione che probabilmente non
lo interessa.
In secondo luogo le mostre hanno spesso carattere legato alla contemporaneità e
quindi autori come Borella vengono proiettati senza adeguate mediazioni entro
spazi di chiara impronta barocca. Se vi sia effettiva difficoltà di inserimento,
non è compito nostro dirlo, potrebbe essere questione di gusto. E anche se la
sala degli stucchi presenta le sue decorazioni completamente occluse dalle
pannellature che sostengono i dipinti, appare chiaro che non ci si trova
negli ambienti ampi e contestualizzati di Rivoli.
L'esito, nel caso dell'esposizione di cui abbiamo ragionato, non è stato dei
migliori: anche le poche opere della maturità apparivano sacrificate
nel corridoio, ove già si stipa la raccolta statuaria.
Nell'impianto di illuminazione, decisamente composito, sistemi scorrevoli
relativamente recenti si alternano ad apparati ormai obsoleti, disposti entro
bacheche o agganciati alle rastrelliere, penalizzando la visione delle opere.
In effetti questo piano nobile del palazzo Borea d'Olmo, ove è ubicato il
sistema Museo-Pinacoteca Civica, dovebbe essere visitabile per i valori che di
per sé esprime. Ha il vantaggio della centralità, che a San Remo è un dogma,
difficilmente superabile e comunque discutibile. S'impone però l'esigenza di
una sede più adeguata e fruibile sia per la pinacoteca, che per le mostre,
nonché soprattutto per il museo archeologico ricchissimo di oggetti di indubbia
importanza, oltre che di un poderoso deposito.
A proposito di fruibilità: la mostra di Borella era ad ingresso gratuito. Cosa
positiva per le abitudini locali, ma sostanzialmente negativa in rapporto alla
necessità di capire che in fondo determinati valori … devono valere. Però la
abolizione di ogni remora economica non era in linea con una fruibilità
effettiva… Le condizioni di accesso sono tali che si è ridotti a sperare che non
si presenti un disabile alla porta del palazzo … né ascensore né scale sono
attrezzate. E inoltre la mancanza di uscite di sicurezza e di un sistema di
climatizzazione penalizzano fortemente il sito museale nel suo complesso.
Ci si augura che nuove soluzioni possano venire dalla ristrutturazione
(in corso) del forte di Santa Tecla, già carcere ed ora di proprietà demaniale,
e dai lavori di riqualificazione del parcheggio che già era utilizzato come
mercato floricolo.
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