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Claudio Costa - L'ordine rovesciato delle cose

Claudio Costa
retrospettiva
a
Villa Croce
Murakami-Manetas da Pinksummer

Murakami
e Manetas
inaugurano
Pinksummer
Nick Waplington: Crimes & Suicides

Nick
Waplington
da Rebecca
Container
Anni 60: Controcultura a Genova

Carlo
Romano:
Controcultura
a Genova
Geoffrey Hendricks da Caterina Gualco

Hendricks:
Ardesie
e acquarelli
per Genova
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La pagina di avvio della banca dati

Banca dati
giovani artisti
genovesi

Da anni la città di Genova è impegnata attraverso il Centro della Creatività dell’Assessorato alle politiche giovanili, nella promozione dei giovani creativi.
Per il raggiungimento di questo obiettivo l’Assessorato alle politiche giovanili aderisce dal 1996 all’Associazione nazionale per il circuito dei Giovani Artisti Italiani; ha realizzato in questi anni una nutrita serie di interventi: concorsi nazionali, partecipazioni a progetti internazionali (Biennale dei Giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, Pépinières pour jeunes artistes, Germinations Europe ecc.), seminari e workshops su varie discipline artistiche. Ha inoltre ospitato mostre negli spazi del Centro della Creatività ed ha fornito informazioni costanti agli artisti genovesi sulle attività svolte in ambito locale e nazionale dalle altre città aderenti all’Associazione Giovani Artisti Italiani attraverso la propria banca dati.
Oggi il Centro della Creatività fa un ulteriore passo in avanti dotandosi di una nuova banca dati attraverso la quale permettere realmente maggior visibilità ai giovani creativi genovesi; infatti gli iscritti all’archivio, i loro dati e le loro produzioni artistiche saranno visibili, oltre che in forma di archivio cartaceo, soprattutto in archivio informatico ed in particolare attraverso le reti Intranet ed Internet.
La Banca Dati dei Giovani Artisti prevede la possibilità di inserire i dati di enti, artisti e gruppi locali. Oltre alla possibilità di registrare delle informazioni alfanumeriche, la base dati permette la gestione dei formati multimediali relativi ad estratti delle loro opere, curricula ecc. . Il sistema è realizzato mediante un applicativo in Access, suddiviso in alcuni moduli funzionali che permettono eventuali ulteriori estensioni in modo semplice ed economico.
In particolare l’interfaccia utente è stata concepita per semplificare il lavoro degli addetti all’imputazione, minimizzando il numero di schermate e nascondendo il più possibile la complessità della struttura.
Il cuore del sistema è il modulo di filtraggio che permette l’esame delle informazioni in termini statisticin e la realizzazione di reportistica integrati con le operazioni di imputazione per cluster.
Esiste inoltre un modulo per la generazione automatica di pagine per la fruizione via Intranet/Internet delle informazioni presenti in banca dati con la possibilità di scelta discrezionale di enti, artisti e gruppi ai fini del rispetto della legge sulla privacy.
I dati multimediali relativi agli estratti sulle opere ecc. sono inoltre stati appositamente convertiti ed adattati ai formati più comuni per la fruizione via Internet.

DIMENTICARE GENOVA ?


10 aprile 2000


“In questa città, sia che ci nasci o che ci arrivi, ti ritrovi in poco tempo con le suole di piombo”. Valga o meno per Genova la sentenza pronunciata da Jean-Claude Izzo, l’autore di Chourmo, a proposito di Marsiglia, sta di fatto che  anche noi, nel corso degli anni (degli ultimi in specie), abbiamo tessuto e disfatto “la nostra storia come la povera Penelope”.  E se provassimo a dimenticarcene?  Recitava il risvolto di copertina degli atti di uno dei colloqui di Royaumont  che “l’oblio è l’alimento, tanto quanto la memoria, della vita individuale e collettiva”.  E l’oblio sembra tanto più necessario quando la memoria da radice vitale si muta in ossessione. Tentiamo di ragionare come se arrivassimo nella città di X.  O come se posassimo lo sguardo, liberati da una rassegnata prescienza, su una tribù qualunque.

Cosa potremmo registrare sul nostro diario di pseudo viaggiatori?  Certo non l’eccellenza di qualche bibita di color rosso servita nei caffè. Di rosso nei dintorni rimangono forse soltanto i velluti che deturpano Palazzo Ducale. Ma non potremmo trascurare di annotare come le archeologie disseppellite di Claudio Costa, radunate a Villa Croce stiano sollevando un interesse decisamente inusitato. O come la stagione delle gallerie presenti episodi non inquadrabili nella routine: Nick Waplington alla Rebecca Container e l’avvio dello showproject Pinksummer con Takeshi Murakami e Miltos Manetas hanno dato un impulso nuovo ad un calendario già marcato da eventi di qualità (la rassegna di artisti svizzeri curata da Mario Casanova a Palazzo Doria-Spinola, "Il corpo rinato" e Geoff Hendricks da Caterina Gualco, Geranzani da Rotta, Max Jacob al Vicolo, Lucio Pozzi e Giovanni Rizzoli alla Pintapiuma e via dicendo). Poi dovremmo dar conto della nuova banca dati dei giovani artisti promossa dal Comune, e di qualche mostra di giovani, Contemporanea-mente, ad esempio. E, più ancora, dei nuovi artisti: Sergio Muratore, Lorenzo Biggi, Flex & Jasper, Simona Barbera, Cristina Magnanego, Massimo Palazzi, Roberto Schiavi ecc.. Non molte cose, nel complesso, che non danno il quadro di una situazione in movimento, ma attestano potenzialità latenti.

Al passivo andrebbe iscritto il programma di ristrutturazione del sistema museale in corso di elaborazione, che si dice preveda l’emarginazione del settore contemporaneo. Ma per ora se ne sa poco, dato che coloro cui compete si astengono dal fare chiarezza sull’argomento. Dai giornali rileviamo in proposito interventi di Giuliano Galletta e di Enzo Cirone. Quest’ultimo estende la sua analisi al sistema dell’arte vigente ad X: artisti, critici, mercato, stampa, istituzioni. Punta il dito soprattutto contro il mercato. In verità le responsabilità sono diffuse. La critica negli anni ’80 (Sborgi, Cirone stesso, chi scrive) ha accompagnato un ristretto gruppo di giovani artisti (Colombara, Crosa, Gelsomino, Grondona, Pavone, Porcelli) alle soglie della ribalta nazionale. Nella prima parte degli anni ’90 Pedrini ha replicato con Costantino, Formento, Sossella, Viel, Vitone. Niente di più. Non ci sono state riviste (tutt’al più fanzines, come Ocra). Pochi i libri (i repertori di Beringheli, le sintesi fra epistemologia ed arte di Pedrini). Zero convegni.
Le gallerie private hanno fatto di più, proponendo artisti emergenti in ambito internazionale (Locus Solus, poi Galliani e in parte Ravecca), ricerche nell’ambito delle nuove tecnologie elettroniche e digitali (Leonardi/V-idea), artisti storici di ambito Fluxus e di poesia visuale (Caterina Gualco), talune declinazioni postmodern (Polena). E accompagnando le due ondate di giovani cui s’è accennato (ancora Caterina Gualco e Leonardi, poi la Pinta di Claudio Ruggieri).
I collezionisti dal canto loro non sembrano aver interpretato in modo attivo il loro ruolo (quando riusciranno ad attivare l’equivalente di una Kunsthalle?). E così la stampa, spesso incapace di valutare gli eventi culturali nella loro dimensione reale e di operare in base ad una plausibile scala di priorità.
Nel settore pubblico, il Museo di Villa Croce, carente di finanziamenti, si è smarrito in una vicenda di acquisizioni patrimoniali non precisamente felice e solo da ultimo sembra recuperare un proprio ruolo (workshop di Kaprow, mostra di Costa ecc.). Per i giovani artisti si sono moltiplicati gli interventi (concorsi della Provincia, concorso nazionale Arti Visive, promosso dal Comune; partecipazione a iniziative europeee), tutte gestite però in un’ottica prevalentemente burocratica (giurie, concorsi, archivi ecc.). In quest’ambito è mancato il supporto di spazi non-profit accessibili e condotti secondo logiche dinamiche e di scoperta. Fra le iniziative autogestite solo Contaminazione ha avuto impatto e un minimo di continuità, ma con forti scompensi qualitativi nelle ricerche presentate. I centri sociali, dal canto loro, si sono sinora limitati alla diffusione musicale.

E veniamo alle cose da fare. Limitiamoci a tre o quattro:
- dare corpo alle proposte già in circolazione (esistono, sembra, due progetti: uno di Paolo Minetti e Vittorio Dapelo; l'altro di Rosa Leonardi) per un centro polivalente che potrebbe trovare posto in Darsena o nel Porto Antico. E intanto trovare delle sedi minimamente attrezzate per la presentazione di lavori multimediali (chi lavora con le nuove tecnologie, oggi come può realizzare e mostrare quel che fa?)
- creare un portale per l'arte e la cultura a Genova (esistono già alcune cose, come Hozro e GenovaCultura, o il sito di Palazzo Ducale, ma va ricercata una copertura molto più ampia, un aggiornamento costante, testi scritti per la rete e tradotti in inglese).
- "importare" per workshops e seminari di una certa durata, artisti e studiosi di grande livello, dando continuità all'esperienza - già ricordata - svolta da Allan Kaprow;
- realizzare annualmente, in vista del 2004, un grande evento d'arte focalizzato sull'Europa, coinvolgendo tutti gli operatori e gli spazi privati e pubblici, gallerie, musei, accademia, università, scuole d'arte, cinema, spazi musicali.



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Nuove Mostre

Una piccola crudeltà,1996-Copyright Andrea Cometta.

Di luce e di follia
Andrea Cometta
alla Pintapiuma

Un teatro di situazioni si condensa nelle fotografie del giovane artista ticinese, già noto per la documentazione del lavoro di Mario Botta ed Enzo Cucchi durante la realizzazione della chiesa sul Monte Tamaro. In questa sua prima personale alla Pintapiuma di Claudio Ruggieri, Cometta espone dieci lavori, in cui la superficie levigata dell’immagine richiude una trama di eventi possibili,  talora onirici (“Il sogno delle rose”, 1999) ma per lo più pericolosi.  L’immagine di una ragazza ritratta in piedi nel bagno con in mano un ferro da stiro e un frullatore (“Nel silenzio di questo luogo”, 1997), al di là dell’associazione spiazzante, rivela un’ipotesi di suicidio. Altrove inquietudine e rischio vengono declinati attraverso l’iperbole (“Autoritratto mentre urlo come una bestia”, 1993) o tramite l’ironia (come nel bizzarro autolesionismo esibito nel “Nudo che si sfracella gelato in faccia”, 1997). Anche nei ritratti di personaggi celebri, altro filone centrale nella produzione dell’artista, si coglie l’intento di scavalcare la testimonianza a favore di una allusiva biografia istantanea. Così Gilbert regge la testa di George come il capo di un grottesco San Giovanni decollato. E Panza di Biumo viene colto in precario equilibrio su una montagna di casse che racchiudono la sua invisibile collezione.



S/velata, 1999-Copyright Rodolfo Vitone.

Rodolfo Vitone
da Leonardi/
V-idea

I nuovi lavori di un protagonista della poesia visiva, in cui immagini e lettere si velano e si svelano reciprocamente “entro un contesto” che, secondo Renato Barilli, si mostra “profanato, viziato da ogni traccia e umore dell’esistenza: macchie, colate, magari brani di scrittura, ma sorpresa quando anch’essa da luogo ad un tessuto pittoresco, corroso dagli agenti atmosferici”.



Disegno di Max Jacob

Disegni
di Max Jacob
al Vicolo

Giocolieri con pappagalli, nature morte, paesaggi e vedute dell’autore del Cornet à dés.  Disegni dopra-pensiero in cui si riflette la disposizione mentale di un poeta secondo cui  “soltanto con la meditazione si arriva ad afferrare la stella”.


tract - lettera sulle arti a Genova

a cura di Sandro Ricaldone