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Banca dati giovani artisti genovesi
Da anni la città di Genova è impegnata attraverso il Centro della Creatività
dell’Assessorato alle politiche giovanili, nella promozione dei giovani
creativi.
Per il raggiungimento di questo obiettivo l’Assessorato alle politiche giovanili
aderisce dal 1996 all’Associazione nazionale per il circuito dei Giovani
Artisti Italiani; ha realizzato in questi anni una nutrita serie di interventi:
concorsi nazionali, partecipazioni a progetti
internazionali (Biennale dei Giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo,
Pépinières pour jeunes artistes, Germinations Europe ecc.),
seminari e workshops su varie discipline artistiche. Ha inoltre ospitato mostre negli spazi del Centro della Creatività ed ha
fornito informazioni costanti agli artisti genovesi sulle attività svolte in
ambito locale e nazionale dalle altre città aderenti all’Associazione Giovani
Artisti Italiani attraverso la propria banca dati.
Oggi il Centro della Creatività fa un ulteriore passo in avanti dotandosi di una
nuova banca dati attraverso la quale permettere realmente maggior
visibilità ai giovani creativi genovesi; infatti gli iscritti all’archivio, i
loro dati e le loro produzioni artistiche saranno visibili, oltre che in forma
di archivio cartaceo, soprattutto in archivio informatico ed in particolare
attraverso le reti Intranet ed Internet.
La Banca Dati dei Giovani Artisti prevede la possibilità di inserire i dati di
enti, artisti e gruppi locali. Oltre alla possibilità di registrare delle
informazioni alfanumeriche, la base dati permette la gestione dei formati
multimediali relativi ad estratti delle loro opere, curricula ecc. . Il sistema
è realizzato mediante un applicativo in Access, suddiviso in alcuni moduli
funzionali che permettono eventuali ulteriori estensioni in modo semplice ed
economico.
In particolare l’interfaccia utente è stata concepita per semplificare il lavoro degli addetti all’imputazione,
minimizzando il numero di schermate e nascondendo il più possibile la complessità
della struttura.
Il cuore del sistema è il modulo di filtraggio che permette l’esame delle informazioni in termini
statisticin e la realizzazione di reportistica integrati con le operazioni di
imputazione per cluster.
Esiste inoltre un modulo per la generazione automatica di pagine per la fruizione via Intranet/Internet delle informazioni presenti in
banca dati con la possibilità di scelta discrezionale di enti, artisti e gruppi
ai fini del rispetto della legge sulla privacy.
I dati multimediali relativi agli estratti sulle opere ecc. sono inoltre stati appositamente convertiti ed
adattati ai formati più comuni per la fruizione via Internet.
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DIMENTICARE GENOVA ? |
10 aprile 2000
“In questa città, sia che ci
nasci o che ci arrivi, ti ritrovi in poco tempo con le suole di piombo”. Valga
o meno per Genova la sentenza pronunciata da Jean-Claude Izzo, l’autore di Chourmo, a proposito di Marsiglia, sta di fatto che anche noi, nel corso degli anni (degli
ultimi in specie), abbiamo tessuto e disfatto “la nostra storia come la povera
Penelope”. E se provassimo a
dimenticarcene? Recitava il risvolto di
copertina degli atti di uno dei colloqui di Royaumont che “l’oblio è l’alimento, tanto quanto la memoria, della vita
individuale e collettiva”. E l’oblio
sembra tanto più necessario quando la memoria da radice vitale si muta in
ossessione. Tentiamo di ragionare come se arrivassimo nella città di X. O come se posassimo lo sguardo, liberati da
una rassegnata prescienza, su una tribù qualunque.
Cosa potremmo registrare sul
nostro diario di pseudo viaggiatori?
Certo non l’eccellenza di qualche bibita di color rosso servita nei
caffè. Di rosso nei dintorni rimangono forse soltanto i velluti che deturpano
Palazzo Ducale. Ma non potremmo trascurare di annotare come le archeologie
disseppellite di Claudio Costa, radunate a Villa Croce stiano sollevando un
interesse decisamente inusitato. O come la stagione delle gallerie presenti
episodi non inquadrabili nella routine: Nick Waplington alla Rebecca Container
e l’avvio dello showproject Pinksummer con Takeshi Murakami e Miltos Manetas
hanno dato un impulso nuovo ad un calendario già marcato da eventi di qualità
(la rassegna di artisti svizzeri curata da Mario Casanova a Palazzo Doria-Spinola,
"Il corpo rinato" e Geoff Hendricks da Caterina Gualco, Geranzani da Rotta, Max Jacob al Vicolo,
Lucio Pozzi e Giovanni Rizzoli alla Pintapiuma e via dicendo). Poi dovremmo dar
conto della nuova banca dati dei giovani artisti promossa dal Comune, e di
qualche mostra di giovani, Contemporanea-mente, ad esempio. E, più ancora,
dei nuovi artisti: Sergio Muratore, Lorenzo Biggi, Flex & Jasper, Simona Barbera,
Cristina Magnanego, Massimo Palazzi, Roberto Schiavi ecc.. Non molte cose, nel complesso,
che non danno il quadro di una situazione in movimento, ma attestano potenzialità latenti.
Al passivo andrebbe iscritto il programma di ristrutturazione del sistema museale in corso
di elaborazione, che si dice preveda l’emarginazione del settore contemporaneo. Ma per ora se ne
sa poco, dato che coloro cui compete si astengono dal fare chiarezza
sull’argomento. Dai giornali rileviamo in proposito interventi di Giuliano Galletta e di
Enzo Cirone. Quest’ultimo estende la sua analisi al sistema dell’arte vigente
ad X: artisti, critici, mercato, stampa, istituzioni. Punta il dito soprattutto
contro il mercato. In verità le responsabilità sono diffuse. La critica negli anni
’80 (Sborgi, Cirone stesso, chi scrive) ha accompagnato un ristretto gruppo di
giovani artisti (Colombara, Crosa, Gelsomino, Grondona, Pavone, Porcelli) alle
soglie della ribalta nazionale. Nella prima parte degli anni ’90 Pedrini ha
replicato con Costantino, Formento, Sossella, Viel, Vitone. Niente di più. Non
ci sono state riviste (tutt’al più fanzines, come Ocra). Pochi i libri
(i repertori di Beringheli, le sintesi fra epistemologia ed arte di Pedrini).
Zero convegni.
Le gallerie private hanno fatto di più, proponendo artisti emergenti in ambito internazionale
(Locus Solus, poi Galliani e in parte Ravecca), ricerche nell’ambito delle nuove
tecnologie elettroniche e digitali (Leonardi/V-idea), artisti storici di ambito
Fluxus e di poesia visuale (Caterina Gualco), talune declinazioni postmodern
(Polena). E accompagnando le due ondate di giovani cui s’è accennato (ancora
Caterina Gualco e Leonardi, poi la Pinta di Claudio Ruggieri).
I collezionisti dal canto loro non sembrano aver interpretato in modo attivo il loro ruolo (quando
riusciranno ad attivare l’equivalente di una Kunsthalle?). E così la stampa,
spesso incapace di valutare gli eventi culturali nella loro dimensione reale e
di operare in base ad una plausibile scala di priorità.
Nel settore pubblico, il Museo di Villa Croce, carente di finanziamenti, si è smarrito
in una vicenda di acquisizioni patrimoniali non precisamente felice e solo da ultimo sembra
recuperare un proprio ruolo (workshop di Kaprow, mostra di Costa ecc.). Per i
giovani artisti si sono moltiplicati gli interventi (concorsi della Provincia,
concorso nazionale Arti Visive, promosso dal Comune; partecipazione a
iniziative europeee), tutte gestite però in un’ottica prevalentemente burocratica (giurie,
concorsi, archivi ecc.). In quest’ambito è mancato il supporto di spazi non-profit accessibili e
condotti secondo logiche dinamiche e di scoperta.
Fra le iniziative autogestite solo Contaminazione ha avuto impatto e un minimo di continuità,
ma con forti scompensi qualitativi nelle ricerche presentate. I centri sociali, dal canto loro,
si sono sinora limitati alla diffusione musicale.
E veniamo alle cose da fare. Limitiamoci a tre o quattro:
- dare corpo alle proposte già in circolazione (esistono, sembra, due progetti:
uno di Paolo Minetti e Vittorio Dapelo; l'altro di Rosa Leonardi) per un centro polivalente
che potrebbe trovare posto in Darsena o nel Porto Antico. E intanto trovare delle sedi minimamente
attrezzate per la presentazione di lavori multimediali (chi lavora con le nuove tecnologie,
oggi come può realizzare e mostrare quel che fa?)
- creare un portale per l'arte e la cultura a Genova (esistono già alcune cose, come Hozro
e GenovaCultura, o il sito di Palazzo Ducale, ma va ricercata una copertura molto più ampia,
un aggiornamento costante, testi scritti per la rete e tradotti in inglese).
- "importare" per workshops e seminari di una certa durata, artisti e studiosi di grande livello,
dando continuità all'esperienza - già ricordata - svolta da Allan Kaprow;
- realizzare annualmente, in vista del 2004, un grande evento d'arte focalizzato sull'Europa,
coinvolgendo tutti gli operatori e gli spazi privati e pubblici, gallerie, musei, accademia, università,
scuole d'arte, cinema, spazi musicali.
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Nuove Mostre
Di luce e di follia Andrea Cometta alla Pintapiuma
Un teatro di situazioni si
condensa nelle fotografie del giovane artista ticinese, già noto per la
documentazione del lavoro di Mario Botta ed Enzo Cucchi durante la
realizzazione della chiesa sul Monte Tamaro. In questa sua prima personale alla
Pintapiuma di Claudio Ruggieri, Cometta espone dieci lavori, in cui la
superficie levigata dell’immagine richiude una trama di eventi possibili, talora onirici (“Il sogno delle rose”, 1999)
ma per lo più pericolosi. L’immagine di
una ragazza ritratta in piedi nel bagno con in mano un ferro da stiro e un
frullatore (“Nel silenzio di questo luogo”, 1997), al di là dell’associazione
spiazzante, rivela un’ipotesi di suicidio. Altrove inquietudine e rischio
vengono declinati attraverso l’iperbole (“Autoritratto mentre urlo come una
bestia”, 1993) o tramite l’ironia (come nel bizzarro autolesionismo esibito nel
“Nudo che si sfracella gelato in faccia”, 1997). Anche nei ritratti di
personaggi celebri, altro filone centrale nella produzione dell’artista, si
coglie l’intento di scavalcare la testimonianza a favore di una allusiva
biografia istantanea. Così Gilbert regge la testa di George come il capo di un
grottesco San Giovanni decollato. E Panza di Biumo viene colto in precario
equilibrio su una montagna di casse che racchiudono la sua invisibile
collezione.
Rodolfo Vitone da Leonardi/ V-idea
I nuovi lavori di un protagonista della poesia visiva, in
cui immagini e lettere si velano e si svelano reciprocamente “entro un
contesto” che, secondo Renato Barilli, si mostra “profanato, viziato da ogni
traccia e umore dell’esistenza: macchie, colate, magari brani di scrittura, ma
sorpresa quando anch’essa da luogo ad un tessuto pittoresco, corroso dagli
agenti atmosferici”.
Disegni di Max Jacob al Vicolo
Giocolieri con pappagalli, nature morte, paesaggi e vedute dell’autore del Cornet
à dés. Disegni dopra-pensiero in
cui si riflette la disposizione mentale di un poeta secondo cui “soltanto con la meditazione si arriva ad
afferrare la stella”.
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