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2004: SPEZZATINO
O BRAINTRUST?



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Plamen Dejanoff
GENOVA 2004 BUREAU
"Liste", Basel june 2002
stand pinksummer



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Genova 2004:
150 MILIONI DI EURO
per la capitale europea
della cultura



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"Per la Casa dell'Arte
in Darsena
scoppia la polemica
sugli affitti"


 



   

 

VINCERE E PERDERE IL 2004

 

   Il 2004 Genova non lo perderà, crediamo, agli occhi del mondo. Non lo vincerà nemmeno, ma grazie alle esperienze compiute, riuscirà ad evitare la magra figura del 1992. Le Colombiane di allora e il G8 hanno convinto le istituzioni che l’investimento nel recupero di vie, palazzi e moli sia un obiettivo visibile e apprezzato dai cittadini. Ed è vero. E’ probabile, quindi che – se arriveranno fondi dal governo – si continui a restaurare. In ogni caso, anche senza finanziamenti dal centro, quattro o cinque mostre si potranno allestire: quella di Luca Cambiaso, già ufficiosamente presentata; un’altra curata da Celant che in prima battuta doveva vertere sulla fotografia ma sembra essersi attestata sul rapporto fra arti visive e architettura. Di altre inziative non si sa gran cosa. Se non che le più svariate associazioni riversano sull’amministrazione proposte quasi tutte centrate su un passato che si presume glorioso e che fu, né più né meno, come tanti altri.

   In forma non ufficiale l’Amministrazione uscente ha dichiarato, per bocca del sindaco, che l’azione più concreta alla sua portata consiste nel non mettere i bastoni fra le ruote. Resipiscenza degna di plauso. Per il resto, la solita musica: soldi non ce ne sono, se volete far qualcosa trovate degli sponsors. L’assessore Gabrielli, sotto la cui responsabilità sono stati avviati molti discutibili progetti urbanistici (dalla Darsena alla Fiumara), con una sincerità di cui gli va dato atto ed una prosopopea del tutto fuor di luogo, ha rincarato la dose, sancendo che la cultura attualmente espressa da Genova non ha stars spendibili ijn ambito internazionale (salvo, presumibilmente, quelle consacrate all’estero, come Piano, Celant, Sanguineti e – magari – Vanessa Beecroft) e quindi non ha titoli per chiedere alcunché. Certo la qualità e l’intraprendenza di personaggi dello spessore di quelli citati non va disconosciuta né minimizzata. Ma pensa forse Gabrielli che costoro abbiano imparato tutto fuori dalle mura cittadine?  Che abbiano frequentato altrove un master in genialità? Che non ci siano stati in città artisti che in una situazione locale più favorevole avrebbero ricevuto un ben diverso riscontro? Non proseguiamo, per non offendere la decenza.

   Su basi del genere si può costruire, ad essere ottimisti, ben poco. Degli scenari culturali immaginati dagli esponenti dello schieramento avverso non sappiamo nulla e probabilmente nulla sanno  neppur loro. L’esperienza della nuova giunta regionale in materia è esaustiva ed esemplare. Sarà così che Genova finirà per avere delle facciate un po’ più decorate, banchine up to date,  ma perderà il 2004 ai suoi propri occhi, senza nemmeno saperlo. A meno che quella coesione fra alcune parti dell’apparato pubblico ed una molteplicità di soggetti privati che sembra oggi in fase di sperimentazione non riesca a consolidarsi ed a coinvolgere i vari protagonisti istituzionali in un progetto che vada oltre la pura retorica e la routine.

 

   Poiché sognare ad occhi aperti è ancora lecito, anche se piuttosto difficile, proviamo ad immaginare un programma per i nuovi amministratori in tema di arti visive, suddiviso in due categorie:

a)      quel che costerebbe poco e

b)      quel che si potrebbe comunque fare senza rovinarsi.

 

a.1)  definire le direttrici del proprio progetto di sviluppo culturale, fornendo agli operatori dei diversi settori un quadro di riferimento chiaro entro cui collocare le proprie attività;

a.2)  potenziare l’azione per la ricerca di sponsors (che ora conta solo su una pur impegnata funzionaria investita del marketing dei musei) con l’intervento diretto degli assessori e del sindaco;

a.3)    redistribuire le risorse erogate da enti come la Fondazione Cassa di Risparmio, destinandone una quota adeguata alla contemporaneità;

a.4)   realizzare un portale multilingue della cultura genovese che porti in rete le manifestazioni realizzate in loco;

a.5)   promuovere un festival annuale delle arti visive, dedicato a un tema o ad una nazione europea, da realizzare in collaborazione fra le gallerie d’arte contemporanea, con uno stanziamento che copra le sole spese di trasporto e di assicurazione.

 

b.1)   introdurre un budget per gli acquisti di opere di arte contemporanea (minimo 500.000 euro);

b.2)   attribuire al museo di Villa Croce un budget adeguato per le mostre temporanee (minimo 1 milione di euro);

b.3)   reperire e attrezzare una sede (paragonabile ad una Kunsthalle) idonea ad ospitare esposizioni di arte contemporanea;

b.4)   (gratuito ma dipendente da quanto indicato in b.3)  ottenere in prestito da privati opere d’arte contemporanea da esporre al Museo di Villa Croce, al fine di variare e aggiornare ogni anno l’esposizione stabile;

b.5)    espandere il supporto ai giovani individuando una struttura in grado di consentire esposizioni temporanee continuative e scambi con altre città europee;

b.6)   risolvere il problema degli studi per gli artisti, destinando loro (a prezzo politico) locali in stabili ristrutturati del centro storico, sull’esempio delle “Subsistances” di Lione;

b.7)   creare, al fine di riannodare i rapporti con la scena internazionale, un premio annuale per un artista ospite, che possa essere accolto in città per almeno 6 mesi (assicurandogli, sul modello delle borse DAAD di Berlino, una residenza studio, una mostra al Museo d’Arte Contemporanea, oltre all’acquisto di una o più opere ed impegnandolo in contropartita a svolgere workshops aperti ai giovani artisti ad incontrare pubblicamente la cittadinanza ed  a presentare la sua esperienza nella nazione di origine).

 

   Una sola precisazione: tutto quanto indicato alle voci che precedono, non arriva ad integrare neppure uno standard minimo, per una città che voglia semplicemente dichiararsi europea, tralasciando il preteso status di capitale culturale.

 

 

 

 



 

Lettera sulle arti a Genova - a cura di Sandro Ricaldone      Home      Top      Contact