2004:
SPEZZATINO O BRAINTRUST ?
Elezioni finite, squadra presentata. Poche sorprese, fatta
eccezione per la cultura. Spezzettata fra quattro o più assessorati, con la
supervisione del sindaco. E una prospettiva tutta orientata sul 2004.
Da quel che si comprende, Pericu, rieletto a furor di popolo (e forse
anche, come Chirac, a scanso di guai), intende cavalcare in prima persona l’evento, consapevole –
nel bene e nel male - che, da un punto di vista mediatico e nell’impossibilità
di una riconferma, lì si gioca il suo destino.
Uomo senz’altro accorto, si è reso conto che il successo del G8, in gran
parte derivato dalle Colombiane (i cui effetti si sono fatti avvertire soltanto alcuni anni dopo) ha
tratto origine dal restyling della città, che intende portare a compimento.
Dei guasti provocati da questa politica del remake (lontana da ogni idea di restauro
filologico) non vogliamo lamentarci più di tanto. Non può spiacere che agli
snob una chiesa della Nunziata rosa confetto anziché grigia. O una via san Lorenzo
rivestita come per una prima comunione (a proposito: perché mai gli abitanti
non vi stendono oggi mutande e lenzuola?
Forse perché più schifiltosi dei cosiddetti Grandi del mondo?).
E dobbiamo dargli atto che non intende costruire, per illustrarsi agli
evi futuri, una piramide in piazza Matteotti, né una superbiblioteca sulle rive
del Bisagno.
Ciò che preoccupa è proprio quello che il suo
antagonista (se così è possibile definirlo) Berlusconi gli riconosce: il merito
di essere buon amministratore. L’approccio che ha ispirato la frammentazione
dell’ambito culturale è infatti prettamente amministrativistico. I Musei, le
biblioteche, la promozione dell’evento, le politiche giovanili, agglomerate
alla gestione dei forti e dei cimiteri, monumentali e in degrado. Una somma di
competenze puramente gestionali. Quanto di più lontano si può immaginare da una corretta
considerazione dell'azione culturale, di cui la città ha un disperato bisogno per ritrovare
un'identità forte.
Pericu osserva: “Per gestire la cultura a Genova ci vorrebbe un genio.
E i geni non sono disponibili sul mercato per quattro milioni e mezzo al mese”. Affermazione
da cui dissentiamo. Non ci vorrebbe un genio per rivitalizzare la cultura genovese.
Sarebbe anzi più adatta, finalmente, una persona normale. E forse, se li
cercasse davvero, gli individui idonei il sindaco potrebbe potrebbe trovarli anche gratis.
La frammentazione delle competenze, in cui alcuni scorgono la costituzione
di una sorta di braintrust, in grado di arricchire con punti di vista differenti la preparazione
degli eventi del 2004, è in realtà una "presa di potere" del sindaco.
Nè a migliori previsioni induce la composizione del team operativo del Comitato 2004,
dove si registra una prevalenza di competenze organizzative e promozionali su quelle legate
a specifici ambiti culturali.
Per ricapitolare: la notizia buona è che Pericu vuole gestire in prima persona il 2004.
Quella cattiva è che, per il resto, sembra bastargli che i musei aprano in orario.
Con tutta probabilità, comunque, il nostro futuro (i prossimi cinque anni conteranno almeno per cinquanta)
è già scritto e ci attende, se non una vita, almeno una città in rosa.
(12 giugno 2002)