COMUNICARE IL 2004
La vicenda del 2004 sembra aver raggiunto lo stadio della monotonia, senza aver mai toccato il livello
dell'entusiasmo.
E' stato messo insieme un elenco più o meno imponente di manifestazioni (di cui peraltro - come vedremo
- non si sa praticamente nulla). Scremato dalle iniziative ricorrenti (Il Festival Internazionale di
Poesia, che già ha perso parecchio smalto, il Festival musicale del Mediterraneo ecc.) l'insieme si
presenta non fantasmagorico ma abbastanza equilibrato fra temi culturali e sociali, fra passato e
contemporaneità.
A parte le iniziative più ovvie, seppure di richiamo, come la rassegna sui Transatlantici - che potrebbe
risentire delle irrevocabili dimissioni di Mario Paternostro, Presidente della Fondazione Regionale Colombo,
incaricata di gestirne l'organizzazione - e la mostra su Rubens ed il suo tempo, il Festival della
Scienza e la grande esposizione Arti & Architettura potrebbero segnare davvero due mosse tempestive.
Al di là dei contenuti, che obiettivamente non segnano una flessione rispetto ai programmi presentati
nelle Capitali europee della Cultura succedutesi negli anni più recenti, il problema principale che
ora si prospetta riguarda la comunicazione ed ha diversi risvolti.
Iniziamo da quelli soggettivi: il Sindaco Pericu ha interpretato il suo ruolo nell'ottica, che sicuramente gli
compete, del "buon amministratore", ma senza volare alto e senza proporre una nuova identità "forte" della
città o, quanto meno, una visione di largo respiro del suo futuro possibile, mentre Germano Celant, il
"supervisore" designato non è apparso, nelle sue uscite pubbliche (al "lancio" di Palazzo Ducale come
alla presentazione di Palazzo Malipiero a Venezia), molto portato a mettersi in sintonia con l'ambiente.
Ha recitato le sue battute con scarsa convinzione, forse perché si rende conto della loro banalità.
Proporsi con una confusa ideologia novatrice, affermando che "a Genova il nuovo è ancora una novità",
quando la sua chiamata è palesemente dovuta alla sicurezza ispirata ad una carriera quasi cinquantennale
oltre che al più puro provincialismo ("è genovese"), è in certa misura derisorio.
Questo atteggiamento ha sollevato più d'un mormorio che già si è riflesso, cosa insolita, sui quotidiani.
Siamo certi che si rivelerà ben più efficace come organizzatore e il carisma, d'altronde (secondo il
noto principio manzoniano), uno "non se lo può dare". E' indubbio però che questa carenza avrà una
ricaduta sulla riuscita delle manifestazioni. Tanto più che non sembra a suo agio nel ruolo di
comunicatore (decisivo, per un manager) neppure l'Amministratore della Società cui è stato conferito
il compito di realizzare l'evento 2004, Enrico Da Molo.
Un inciso va fatto a proposito delle presentazioni: poco o nulla da eccepire a proposito della prima
"ufficiale" del 14 marzo scorso a Palazzo Ducale, in cui all'impianto istituzionale ha corrisposto
grande partecipazione di pubblico e attenzione sulla stampa; un'occasione perduta la replica veneziana
dove è stato mancato l'obiettivo di coinvolgere la stampa internazionale, pure presente in forze per la
vernice della Biennale.
Si apre, a questo punto, il capitolo dei "testimonials". Del primo "ambasciatore", Gino Paoli,
insediato da Arnaldo Bagnasco un paio d'anni fa' con il progetto di una tournée nel 2001 in Sudamerica,
nel 2002 nel Nord America, nel 2003 in Europa, in cui oltre a "cantare Genova" avrebbe dovuto
intervistare "personaggi del passato come Cristoforo Colombo", non si sa più nulla.
L'incombenza è passata, a quanto risulta, ad alcuni personaggi noti internazionalmente (da Renzo Piano
ad Emanuele Luzzati, da Fernanda Pivano ad Edoardo Sanguineti), che dovrebbero pubblicizzare nel mondo
Genova Capitale europea della Cultura 2004. Allo svolgimento diretto e attivo della missione sembra
però esser stata preferita una semplice raccolta di "testimonianze" che bizzarramente mescola morti
(Andrea Doria, Gilberto Govi ...) e vivi, condensata, in sede di prima presentazione del programma di
Genova 2004 a Palazzo Ducale, in una video installazione sincronizzata per 8 schermi e 18 personaggi
di Studio Azzurro, decisamente al di sotto degli standards di qualità riscontrabili nella produzione
di questo gruppo.
E' assiomatico, in secondo luogo, che la comunicazione insufficiente generi scarsa trasparenza. Forse
incidentalmente apprezzata, dato che sovente la diffusione di elementi informativi genera contrasti e
querimonie. Ma sicuramente non sostenibile a lungo senza un più grave pregiudizio. Implementare le
schede concernenti le singole iniziative specificando gli enti di riferimento, i nomi dei curatori,
gli stanziamenti previsti è soltanto doveroso. Nessuno può credere che Celant gestirà tutto in prima
persona: sovviene, in proposito, la vecchia poesia in cui Brecht si chiedeva se Cesare avesse
conquistato le Gallie da solo, senza portare con sé neppure un cuoco ...
Un terzo aspetto riguarda l'efficacia. Si era partiti con un pizzico di creatività, con la
sponsorizzazione di Genova 2004 da parte di Plamen Dejanoff, che l'ha portato ad esporre due delegati
del Comitato Organizzatore in una rassegna di giovani gallerie a Basilea. Ma questo approccio
anticonvenzionale, dovuto all'iniziativa della Galleria Pinksummer, sembra essersi perduto per strada.
In questi giorni è partita una campagna sintomaticamente definita "istituzionale", pianificata da Media
Italia, Centro Media del Gruppo Armando Testa, che coinvolge sia quotidiani nazionali e capi zona, sia
periodici d'arte, di cultura, viaggi, scienza e attualità.
La campagna pubblicitaria - si dice - verrà sviluppata in seguito anche in Gran Bretagna, Germania e
Francia.
Si può essere senz'altro d'accordo sugli obiettivi conclamati: incrementare il senso di appartenenza e
la partecipazione dei cittadini genovesi all'evento; incentivare i flussi turistici verso la città;
promuovere la notorietà e il riposizionamento dell'immagine di Genova dopo il recente rinnovamento in
termini di qualità della vita, cultura e turismo, meno facile. Ma se è facile prevedere che
l'investimento negli annunci, per ora limitato alla pubblicazione del "logo" avrà un interessato
ritorno in articoli più o meno di routine, è assai meno certo che finisca per avere una forte incidenza
promozionale.
Iniziative come quella realizzata lo scorso anno per iniziativa di Alberto Anzi con l'organizzazione
della mostra "Baroque Painting in Genoa" alla National Gallery di Londra hanno sollevato un notevole
interesse, anche in chiave 2004, che avrebbe potuto essere riacceso con altre proposte consimili.
Per coltivare una strategia del genere è chiaramente troppo tardi. Resta comunque attuabile una serie
di interventi "spot" in sedi di manifestazioni internazionali (in primis proprio a Graz, odierna
Capitale europea della Cultura) volte ad attirare l'attenzione sull'evento: che sia possibile
progettarle con spesa ridotta ed una certa fruttuosità è provato proprio dalle azioni, un po'
"corsare", realizzate dagli austriaci a Venezia, con la distribuzione di materiale pubblicitario
all'entrata di Palazzo Malipiero, in occasione della presentazione del programma di Genova 2004, e la
comparsa di uno stravagante triciclo pubblicitario ai Giardini nei giorni della vernice.
Rispetto al "logo", cui s'è appena fatto cenno, non si possono non rimarcare tre elementi: la
superficialità con la quale è stato scelto in prima battuta, avallandolo con una sorta di referendum
farsa, il marchio disegnato dallo Studio Opera di Torino, del tutto insoddisfacente; la mediocrità
del gioco semantico (GE / NOVA) su cui si fonda il logo attuale, creato da Pier Luigi Cerri, forse
visivamente ispirato a reminiscenze d'epigrafia greca e romana, il cui solo aspetto accattivante è
dato dal campo rosso in cui è incorniciato; l'inopportunità di un mutamento "in corsa" e a ridosso
dell'evento, solitamente produttivo di confusione ed incertezze.
Infine il sito Internet (www.genova-2004.it). Migliorato sensibilmente nel disegno (la prima versione
era tutt'altro che professionale), veloce nella consultazione, risulta tuttora ristretto in una
dimensione istituzionale, per non dire burocratica, privo di quelle aperture che potrebbero (e
dovrebbero) suscitare l'interesse dei fruitori: di visite virtuali, di anticipazioni visive delle
mostre in programma, mancante addirittura dei links ai siti dei musei comunali, recentemente attivati.
E dire che il tempo che ci separa dal 2004 è ormai ridotto (tenuto conto dell'imminente periodo feriale
e delle festività di fine anno) a non più di tre mesi ...
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A distanza di pochi giorni dall'inserimento in rete di queste osservazioni si impone un aggiornamento
di segno positivo. A seguito di un accordo con l'ANSA, un notiziario quidicinale, in lingua italiana ed
inglese, verrà inserito sul sito dell'agenzia giornalistica (a fianco il link al comunicato).