NON SOLO BIENNALE: LUCIAN FREUD

di Sandro Ricaldone

 

Venezia non è solo Biennale: fra le sedi decentrate dei padiglioni nazionali s'incuneano molteplici manifestazioni di rilievo. Probabilmente però la mostra di maggior spicco, in grado da sola di attrarre un numero considerevole di visitatori è la grande antologica di Lucian Freud, allestita in collaborazione con il British Council dai Musei Civici Veneziani. Più di settantacinque quadri del pittore, nipote del creatore della psicanalisi, popoleranno le sale del Museo Correr, in Piazza San Marco dal 12 giugno al 30 ottobre 2005: fra questi le opere che hanno costituito, tre anni or sono, il nucleo centrale della grande rassegna che gli è stata dedicata alla Tate Gallery di Londra, cui si aggiungeranno una serie di nuovi lavori che l'artista ha realizzato per il nuovo evento espositivo.
Emigrato in Inghilterra dalla Germania nel 1933, dopo aver studiato alla East Anglia School of Drawing and Painting, condotta da Cedric Morris è venuto elaborando uno stile del tutto peculiare nel quale sembrano affiorare echi della Nuova Oggettività tedesca. Accreditato di un approccio "esistenzialista", Freud isola nel quadro il soggetto, sia esso volto della regina Elisabetta II, il cui ritratto lascia per la prima volta in quest'occasione la collezione dei reali inglesi, o la figura smagrita della modella Kate Moss, creando una sorta di sospensione che induce a concentrarsi sui valori pittorici dell'immagine.
"Per quel che mi riguarda" dice l'artista, il dipinto non ritrae la persona, "il dipinto è la persona. Voglio che la pittura lavori come la carne". Assunto ambizioso, come d'un eccesso di realtà, che l'impegno di una vita rende avvertibile, non senza qualche fitta di disagio, ai nostri occhi.